La protetta by Hélène Gullberg

La protetta by Hélène Gullberg

autore:Hélène Gullberg [Gullberg, Hélène]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Neri Pozza


21.

Concentrazione, respiri più profondi. Uno. Due. Com’erano i respiri che attraversavano il naso o la bocca, caldi o freddi? Profondi o superficiali? Uno. Due. Che sensazione davano in gola, nel petto, nello stomaco? Quale suono producevano in mezzo alla calotta cranica, tra i seni paranasali…

No, non funzionava. Karin rinunciò al tentativo di meditare e aprì gli occhi. Forse dipendeva dal caldo, concentrarsi con quell’afa incessante era impossibile. Anche in un ufficio con la porta chiusa, alla stazione di polizia di Östhammar.

Ma in quel momento forse era ciò che stava succedendo là fuori a distrarla di più. Si alzò e sbirciò dalla finestra. Dotati di attrezzatura completa di videocamere e microfoni, una decina di giornalisti stazionava fuori dal portone, come iene attorno a un’antilope agonizzante. Alcuni cercavano un po’ d’ombra sotto un ippocastano, ma si alzavano di scatto non appena sembrava che stesse per succedere qualcosa.

Si sarebbe dovuto dar loro in pasto Ricky e chiudere la porta, ma in quel caso la situazione sarebbe ulteriormente peggiorata. Per la centesima volta, Karin maledì il collega. E la banca. Com’era possibile che le informazioni sul contenuto piccante del caveau fossero trapelate? Gli unici presenti – personale della polizia e della banca – avevano il vincolo di segretezza. Non era chiaro chi avesse divulgato la notizia, ma a Ricky era piaciuto il ruolo temporaneo di portavoce per la stampa e aveva fatto in modo di apparire quanto più possibile nei media, rilasciando dichiarazioni tanto imbarazzanti quanto inopportune che si concludevano tutte con un riferimento all’investigatrice responsabile dell’indagine, Karin Klinga. Sebbene consapevole che Lennart non aveva abbastanza polso, Karin aveva lasciato che fosse lui a riprendere il suo incompetente subalterno per aver gestito così male il compito. Lei non sopportava nemmeno di vederlo.

Aveva bisogno di risparmiare tutte le sue energie per il match di quella sera: l’incontro con Magnus. Dopo la miriade di sms con domande su data, ora, posto, tavolo vicino alla finestra o no, aperitivo prima o bicchiere della staffa dopo, alla fine avevano fissato l’incontro, che lei si augurava soltanto fosse breve, mirato ed efficace. Senza smancerie tipo rose o lume di candela.

Guardò la propria scrivania, disseminata di petali caduti dai fiori del mazzo di benvenuto. Non aveva mai cambiato l’acqua o ripulito la scrivania dai petali secchi, poteva essere un segno di ingratitudine e sciatteria. Quando fosse tornata, dopo aver parlato con Lilly Hammar per sapere se aveva sentito la lite tra il marito e il fratello, doveva ricordarsi di comprare un po’ di dolci da portare in ufficio per la pausa caffè. Forse un gesto gentile avrebbe potuto farle guadagnare qualche punto.

Raccolse i petali con la mano e si alzò, ma fu interrotta dal telefono. Si sedette di nuovo.

«Karin Klinga».

La persona dall’altra parte del filo non sentì la necessità di presentarsi, né di fare i convenevoli.

«C’è da chiedersi come sia possibile che un’ispettrice investigativa apra il caveau di un defunto senza la presenza di un avvocato, e che poi il contenuto privato dello stesso trapeli alla stampa. I miei più vivi complimenti».



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